Ovviamente vi è un criterio dietro la selezione delle persone che verranno intervistate, porrò questa esatta domanda a varie persone che vedrò fare colazione al bar o comunque in un luogo pubblico da sole.

Ho sempre considerato il mangiare da soli un atto normale, io faccio colazione fuori da solo tutti i giorni, spesso e volentieri anche pranzo e cena. Parlandone con altre persone ho scoperto che per alcuni porta con sé una forte spinta emotiva e difficilmente viene considerata una pratica usuale, specialmente fra le persone di mezz'età.

L’atto di mangiare o bere da soli in pubblico è un gesto che esprime vulnerabilità e forza allo stesso tempo. Nell’installazione, questo gest diventa la base di una più grande introspezione, un momento di silenzio che, pur essendo intimo, si espone allo sguardo degli altri.

Questo criterio di selezione si basa sull’idea che tali momenti rappresentino un’intersezione tra solitudine e introspezione.

La scelta di osservare un contesto quotidiano e apparentemente banale permette di evidenziare come la profondità emotiva possa emergere da situazioni ordinarie.


L'intervista sarà brevissima, inizierò presentandomi, chiederò il nome alll'intervistato, spiegherò che si tratta di un lavoro d'arte e chiederò il consenso partecipativo. Una volta firmata la liberatoria consultabile qui di lato, porrò la domanda che dà il titolo al lavoro, scatterò il ritratto e saluterò l'intervistato.

Tutti i ritratti saranno eseguiti con la mia Kodak EasyShareC763. Una macchina fotografica compatta a me assai cara e che mi accompagna da tutta la vita.

Il lavoro sarà uno specchio in aggiornamento costante, la raccolta di fonti e l'aggiunta di fotografie e dichiarazioni al muro non si fermerà a quarantotto, quella è solo la sua confiugrazione iniziale.