Tutti conviviamo con quel senso di "non completo" che riguarda emozioni non espresse, parole non dette, relazioni interrotte o lasciate in sospeso.

Il lavoro, attraverso la sua struttura, vuole trasformare questa esperienza privata in un autoritratto collettivo, mostrando che questa "incompiutezza" è universale e condivisa.

Il lavoro si articola su due pareti in dialogo continuo: una di esse ospita i ritratti di 48 persone, disposti in 6 file da 8 fotografie. I ritratti saranno installati secondo una successione visiva, in ordine di somiglianza tra i volti.

Sulla parete opposta, vengono esposte le dichiarazioni rilasciate dai 48 intervistati, in risposta alla domanda, anche titolo del lavoro, “Cosa non ti ha mai detto?”.

Le risposte, che spaziano dal personale al profondo, sono disposte questa volta in 8 file da 6, ordinate in base alla forza emotiva di ciascun racconto.

L'installazione creerà un dialogo continuo tra i volti e le parole, tra la dimensione visiva e quella emotiva, evidenziando il contrasto tra l'apparenza esteriore e ciò che rimane nascosto, mai detto, incompleto.

Sia le fotografie che le frasi saranno stampate su carta fine art e fissate alle pareti utilizzando spillette da camera oscura, in un gesto che conferisce loro una divisione in caselle tridimensionale.

Questa scelta installativarafforza l'idea di un "cimitero del dubbio", dove ogni ritratto e ogni parola trovano il loro spazio, come sfoghi che vengono finalmente esorcizzati e lasciati riposare in pace.

Le spillette, enfatizzano anche il legame delicato e discreto fra i ritratti e le frasi, contribuiscono a rendere l’opera un luogo in cui le emozioni incompiute e le parole non dette si sospendono in un’atmosfera di riflessione e quiete.

Le due pareti, instaurano fra di loro un dialogo visivo ed emotivo, lo spettatore, posto al cntro di questo, viene invitato a riflettere sul contrasto fra il tangibile dell'esperienza umana e l'evanescenza della memoria.

Le mie speranze nei confronti di questo lavoro sono che chi lo osservi capisca che i demoni personali vanno esorcizzati, anche se questo significa esporre le proprie fragilità al mondo, pechè, volenti o nolenti, sono questi segreti che formano maggiormente chi siamo, sia che noi siamo in pace con essi sia che facciamo finta che questi non esistano.